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La termoablazione percutanea dei tumori del fegato

Presso il centro delle malattie del fegato della U.O. di Medicina della Clinica Andrea Grimaldi è attivo da maggio il settore di interventistica epatologica che tratta i tumori del fegato con procedure mini invasive in regime di ricovero ordinario in convenzione o privatistico.
La metodica utilizzata è la termoablazione in RF e nelle forme metastatiche il MW.


Che cos’è la termoablazione percutanea dei tumori del fegato?
La termoablazione percutanea dei tumori del fegato è una procedura che permette di trattare il cancro senza dover subire un intervento chirurgico. Viene utilizzata in caso di tumori in fase precoce o di piccole dimensioni, tumori altrimenti inoperabili, con pazienti che non possono essere sottoposti ad anestesia generale, nelle metastasi epatiche, in lesioni ricorrenti e progressive e in attesa di un trapianto.

La tecnica si basa sull’uso del calore generato dalle radiofrequenze o dalle microonde per uccidere le cellule tumorali. La massa è raggiunta inserendo appositi elettrodi e monitorandone il percorso mediante ecografia. Le radiazioni elettromagnetiche emesse dagli elettrodi innalzano la temperatura oltre i 60°C, causando in pochi minuti la morte dei tessuti trattati.
L’intervento viene eseguito in anestesia locale con una leggera sedazione e prevede il ricovero ospedaliero.
Subito dopo un intervento di termoablazione percutanea dei tumori è possibile avvertire i disturbi correlati all’anestesia. L’incidenza di complicanze è invece piuttosto bassa (inferiore al 5%) e dipende da fattori come la dimensione dei tumori, il numero di ablazioni, il tipo di strumentazione utilizzata e l’esperienza di chi la esegue.
Tale metodica è indicata in presenza di una sola lesione di dimensioni inferiori ai 5 cm o di lesioni multiple di diametro inferiore ai 3 cm. Le lesioni devono essere in stadio non avanzato .. È in genere controindicata se le lesioni sono più di quattro o cinque, se hanno un diametro superiore ai 6-7 cm o se sono difficilmente raggiungibili con gli elettrodi, se il tumore occupa più del 40% del volume dell’organo o è localizzato in prossimità di strutture vitali, in caso di invasione dei dotti biliari o dei vasi sanguigni principali, cirrosi avanzata o infezioni in corso, valori di coagulazione alterati, significativo abbassamento delle piastrine e malattia epatica scompensata.

A cura del Prof. Salvatore D’Angelo specialista epatologo interventista. Direttore della U.O. di Medicina e del centro delle malattie del fegato e considerato uno dei maggiori esperti sulle terapie iper-termiche dei tumori epatici.

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13 Ott 2021